Messina-Cesena, LA TRASFERTA

Ore 19 circa di venerdì 31 agosto, ritrovo nella stazione di Cesena. Siamo in due. Si parte con l’annuncio degli acquisti di Croce e Turati. Lo spirito è quello giusto. Ci attendono quasi 14 ore di treno per arrivare a Messina, in totale circa 28 per tornare anche a casa entro mezzogiorno di domenica 2 settembre. Arriviamo verso le 20 a Bologna, giusto in tempo per mangiare una fetta di pizza al trancio sul primo binario ed ecco che arriva il nostro treno, la “Freccia della Laguna“, un espresso che unisce l’Italia da Venezia fino alla Sicilia, sdoppiandosi a Messina: una parte raggiunge Palermo, l’altra Siracusa.

Partenza da Bologna - Freccia della Laguna

In effeti il tabellone luminoso del binario 8 non è molto incoraggiante. Però, a differenza del viaggio di ritorno, siamo riusciti a prenotare due posti in cuccette da 4, “Comfort” recita il sito di Trenitalia. Siamo nella carrozza 10, saliamo senza biglietto perchè lo abbiamo acquistato da internet nella modernissima modalità ticketless. Diamo semplicemente una ricevuta stampa al controllore con il codice della prenotazione, un po’ come quando ci si imbarca con Ryanair, ed è tutto fatto. Per la verità il primo contrattempo nasce al momento di trovare la nostra carrozza, appunto la 10. Appena dietro il locomotore scorgiamo quelle coi numeri bassi, la 3, la 4… andiamo fino in fondo al treno e siamo alla 9. Come ci apprestiamo ad andare ancora più in là, un addetto al treno ci chiede il numero di carrozza e poi ci dice di tornare indietro:

“Ma come, questa è la 9, perchè dobbiamo andare indietro?”

“La 10 è quella prima”

“Ma non sono ordinate allora…”

“Eh beh, e che problema c’è?

Nessun problema, alla fine il nostro posto c’è lo stesso, però i presagi di quello che ci aspetta sono piuttosto sinistri… Però il viaggio d’andata tutto sommato scivola via senza problemi, le cuccette da 4 sono accettabili, gli altri due che sono con noi anche… a parte uno svarione di uno, che all’improvviso si sveglia e tenta di inserirsi in una nostra discussione, mezzo assonnato fatica a connettere e dopo 10 minuti di tentativi capiamo che voleva dirci qualcosa su padre Fedele del Cosenza, il frate capo ultras poi al centro delle polemiche per qualche attenzione di troppo riservata a suore e peccatrici varie… Vabbeh, si riesce a dormire bene, la prima sosta verso le 4 di mattina è a Salerno, poi via via tutta una serie di stazioni che mettono i brividi solo a leggere i nomi… Amantea, Paola, Gioia Tauro… ma stiamo quasi per arrivare a Villa San Giovanni.

Villa San Giovanni

A questo punto uno dei due che era nello scompartimento con noi ci spiega che abbiamo sbagliato a fare il biglietto fino a Messina. L’avremmo dovuto fare fino a Villa San Giovanni, scendere dal treno, salire su uno dei traghetti Fs al costo di un solo euro (ma come abbiamo scoperto poi si sale anche gratis perchè nessuno controlla), e scendere a Messina perchè il porto è praticamente attaccato alla stazione ferroviaria. Il tutto ci avrebbe consentito un risparmio di almeno 15 euro e di circa un’ora e mezzo di tempo. Il biglietto ormai l’abbiamo fatto, però non vogliamo attendere l’imbarco e lo sbarco del treno, quindi facciamo come ha detto lui e saliamo sul primo traghetto in partenza che troviamo pronto…

Imbarco treno a villa san giovanni

…che sfortunatamente deve attendere cmq l’imbarco del nostro treno, vabbeh, risparmiano cmq tempo. Ecco che si vede la Sicilia, ecco Messina, tutta stretta tra il mare e le colline. Siamo tra Scilla e Cariddi.

Lasicamo lo stivale

Prendiamo il tram (che è proprio un tram, cioè su rotaia) in direzione sud. Il capolinea è di fronte al vecchio Celeste, lo stadio in cui giocava il Messina prima di andare in serie A nel 2004. Il tempo di mangiare un arancino ed un tram navetta ci porta al nuovo San Filippo, un po’ in culo al mondo, sulle montagne. Alle 15 è ancora quasi tutto chiuso, siamo costretti ad un gran giro dell’oca sotto il sole e soprattutto in salita, riusciamo a trovare il nostro ingresso per sentirci dire che la biglietteria era al palazzetto dello sport… ci giriamo e vediamo il palazzetto dello sport lontanissimo, alla fine della discesa… malediciamo un po’ gli addetti allo stadio e intraprendiamo la lunga discesa e soprattutto l’infinita risalita… Entriamo allo stadio che siamo stravolti come all’arrivo di una tappa alpina al Giro d’Italia.

Messina Città d'Europa

Sorvoliamo sulla partita, che va come deve andare. Quelli del Cesena hanno l’aereo che parte subito e Castori non si presenta nemmeno in sala stampa, c’è Tonino Raffa che ci resta di sasso, figurarsi noi che ci siamo fatti tutto quel viaggio in treno e non lo vediamo nemmeno passare per salutare… Finiamo di lavorare sulle 20, per fortuna quello della Gazzetta ci aspetta per darci un passaggio in macchina fino alla stazione, dove alle 21.20 parte il nostro treno. Quella è la vera vita: viene da Roma in aereo fino a Catania, prende l’albergo, noleggia l’auto fino a Messina e dopo la partita di nuovo albergo a Catania. La mattina dopo aereo per Roma. Quello che invece attende noi per il ritorno è difficilmente descrivibile…

Il treno è interminabile, tutto stracolmo di gente partita già del pomeriggio. E’ il temutissimo e tristemente famoso “Freccia del sud” denominato anche “Feccia del Sud” perchè quotidianamente porta su di tutto, da Agrigento a Milano, in quasi 24 ore di viaggio lungo l’Italia… purtroppo non siamo riusciti a prenotare una cuccetta, ed i posti a sedere sono ovviamente tutti pienissimi. Ci dobbiamo accontentare di stare in piendi in corridoio, dove veramente troviamo di tutto. La prospettiva, alle 21.20 è quella di farci 13 ore fino a Bologna di quel genere… non so ancora bene per quale motivo non siamo scesi e andati a cercarmi un albergo, forse solo la voglia di allontanarci da quel posto… uno ascolta la partita dell’Inter alla radiolina a tutto volume alla Pierantonio, altri due africani (definizione geografica, non razzista, precisiamo… erano proprio o del Marocco o simili) fumano, noi inizialmente siamo stretti tra l’ingresso e il bagno, dal quale proviene ogni tipo di nauseabondo odore… Dove sono le cuccette non si può stare in corridoio, e ci cacciano nella vicina carrozza già stracolma, non c’è il posto per muoversi. E’ umido, noi siamo stanchi e sudati, è l’inferno fatto treno. Giochiamo il tutto per tutto e proviamo ad andare a centrocarrozza, almeno per stare vicino ad un finestrino. Ci riusciamo, poi uno da uno scompartimento ci chiede se siamo di Bologna (Bologna sto cazzo, mafioso di merda – si pensa – ma ovviamente non si dice…) e che allora siamo concittadini di Prodi e che Prodi in un treno così non c’è mai salito e chissà dove finiscono i soldi di Prodi… ma vaffanculo te, Prodi e sto treno di merda, vaffanculo anche noi quando abbiamo deciso di salire lo stesso anche senza essere riusciti a prendere la cuccetta. Partiamo da Messina che sono quasi le 22, ma alle 23,30 siamo ancora fermi a Villa San Giovanni, circa un km più a nord della stazione di partenza. Andiamo bene.

Arriva la notte. Per dormire si fa come si può, ovvero ci si stende in un corridoio pulito come il bar Tonino una volta… vicino a noi c’è una punkabbestia con un cane, anche loro in corridoio… sottolineamo che al cane va portato il massimo rispetto… a Salerno sale uno di quelle parti con due sportine che inizia ad andare su e giù per la carrozza urlando “bibite, gelati e panini“, sono le 4 di notte, sarebbe da tirare dal finestrino, ma non abbiamo nemmeno la forza di protestare, siamo esausti. Uno dal finestrino trova da dire con il controllore che se ne sta sulla banchina, e lo invita ironicamente a venirci a controllare i biglietti… come vedremo poi nessuno si azzarderà a farlo fino a Roma. Quindi, se vi dovesse malauguratamente capitare di riprendere quel treno o simili, ricordatevi di fare il biglietto solo da Roma in avanti (verso nord).

A Roma sono le 6,30 circa, albeggia, si svegliano anche due bambine che iniziano comprensibilmente ad urlare e giocare tra loro. Sono la cosa più innocente del mondo, ma ogni parola in quel frangente ci abbatte ancora di più. E poi quelli della carrozza iniziano a fare le loro piazzate tipiche, insopportabili. Vediamo la mamma delle due bambini che le accompagna a lavarle in bagno e ci chiediamo: ma vuole che si prendano Ebola, la Sars, l’Aids o il vaiolo a farle entrare in quel bagno? Arriviamo a Firenze, siamo nella stranissima situazione di non vedere l’ora di arrivare a Bologna

Desiderare Bologna è la cosa peggiore che possa capitare al termine di una trasferta. Significa che siamo stati sconfitti sotto ogni punto di vista, compreso quello morale. Ci siamo arresi.

A Bologna scendiamo, e scopriamo che anche gli ultras erano sul nostro stesso treno. Forse è andata meglio a loro, con una carrozza riservata. Ecco il treno per Cesena. Alle 11,30 circa siamo finalmente alle Vigne. Una copia del giornale, un caffè ed un pasta al Centro Sociale, poi a far la doccia ed a mettere i  vestiti ammollo per 24 ore prima di lavarli in lavatrice… anche se sarebbe meglio bruciarli per disinfettarli…

Forza Cesena, viva il Bronx Vigne.