Campedelli, Bisoli e Minotti – 2 (Corriere Romagna)

Editoriale del Corriere Romagna

di Alessandro Burioli

Il 21 novembre 2007 l’assemblea dei soci incoronava Igor Campedelli quale futuro presidente del Cesena. Il giorno stesso, il di lì a poco numero 1 della società più importante della Romagna nominava Lorenzo Minotti responsabile dell’area tecnica. E’ passato un anno, da quell’epocale passaggio di consegne dalla famiglia Lugaresi a Igor Campedelli. Ed è quindi arrivato il tempo di stilare un primo bilancio. Un bilancio, dal punto di vista calcistico, assai negativo. Nelle 42 partite (proprio come quelle che ci sono in serie B) della nuova gestione, il Cesena ha raccolto 41 punti, che sono il frutto di 9 vittorie, 14 pareggi e 19 sconfitte. Un bottino magrissimo, testimoniato anche dalla retrocessione in terza serie e da questo deludente inizio di stagione.
L’ultimo posto in B dell’anno passato non fu esclusivamente farina del sacco di Campedelli & Minotti, visto che quando arrivarono loro il Cesena era già alle spalle di tutti con 7 punti in 13 partite. Però la gestione del mercato di gennaio, dalla quale tutta Cesena si aspettava tantissimo, non migliorò affatto una squadra con problemi strutturali evidentissimi. Sarebbe servito un centravanti vero, ma invece di Sforzini (che il Vicenza aveva offerto al Cesena e che poi finì al Ravenna dove segnò 9 gol in 21 partite), Minotti volle Paponi, che forse diventerà un campione ma che era troppo acerbo. Bisognava prendere un regista di esperienza e personalità, arrivarono due emeriti sconosciuti senza pedigree nè attributi.
Nonostante la retrocessione, tutta Cesena in estate ha rinnovato in pieno la propria fiducia a Igor Campedelli. La dimostrazione si ha leggendo il numero degli abbonati: 4.710. Una fiducia figlia anche della battaglia legale portata avanti contro l’iscrizione dell’Avellino in B, di un’intelligente campagna-abbonamenti e della scelta di un allenatore come Pierpaolo Bisoli. Tanto per essere chiari, dopo una retrocessione come quella dello scorso anno a Giorgio Lugaresi questa fiducia non sarebbe stata concessa. Soprattutto prima della fine del mercato.
Un mercato che ha partorito una squadra incompleta e con tante lacune nonostante sotto contratto ci siano più di 30 giocatori. E se ora il Cesena non è nè carne nè pesce è per colpa di Bisoli e di Minotti. Bisoli perché ha creduto di poter esportare il modello-Foligno a Cesena senza tenere conto che Cesena è una piazza esigente, che mastica calcio e vive di pallone 7 giorni su 7 e quindi mette un’enorme pressione addosso a giocatori come Zebi e Bonura, abituati ad altri palcoscenici. E poi perché non ha ancora trovato la quadratura del cerchio, come dimostrano i mille moduli utilizzati finora. E perché alle prime difficoltà ha “tradito” il progetto iniziale basato sui giovani (Regini va in tribuna fissa e ha perso la Nazionale, a Ricci e Tonucci viene preferito Cusaro, Rossi e Djuric il campo non lo vedono mai: alla fine gioca solo Ravaglia). Le colpe di Minotti sono invece quelle di aver regalato alla Spal capolista un giocatore come Bracaletti, che al Cesena avrebbe fatto benissimo, ma soprattutto di aver costruito ancora una volta una squadra senza leader. Senza cioè giocatori, in difesa e in particolare a centrocampo, di personalità che oltre a saper giocare il pallone sappiano alzare la voce e comandare (non è un caso che il Cesena, dopo essere andato sotto, abbia finora recuperato solo la gara con il Lecco). E amino vincere, non solo partecipare.