Cesena-Mantova 1-1

Cesena, stadio Dino Manuzzi, sabato 29 marzo 2008. Trentatreesima giornata di campionato, dodicesima di ritorno.

Cesena e Mantova a centrocampo prima del fischio d’inizio

CESENA (4-3-1-2): Artur 6; Turati 4 (27′ st Cortellini 4), Cardone 5, Ola x, Lauro 6.5; Campedelli 4.5, De Feudis 6, Botta 5.5 (13′ st Esposito 6); Salvetti 6.5; Moscardelli 6, Paponi 5 (1′ st Djuric 6). A disp.: Rossini, Vascak, Biserni, Doudou. All.: Castori.

MANTOVA (4-4-2): Handanovic 6; Calori 6, Notari 6, Cristante 4, Franchini 6; Tarana 6.5, Spinale 6, Passoni 5.5 (18′ st Amodio 6), Fiore 5; Godeas 6 (34′ st Corona sv), Noselli 6.  A disp.: Bellodi, Do Prado, Avanzini, Zugno, Micheloni. All.: Brucato.
 
ARBITRO: Salati di Trento 6.
RETI: 13′ pt Spinale, 21′ pt Moscardelli.
AMMONITI: Salvetti, Amodio.
ESPULSO: 36′ pt Cristante per doppia ammonizione.
NOTE: Pomeriggio primaverile, terreno in ottime condizioni. Spettatori presenti 7045 (compreso 4783 abbonati) per un incasso complessivo di 21722 euro. Angoli 7-4 per il Cesena. Recupero: 2′ pt, 4′ st.
 
CESENA. Per spiegare il pareggio maturato tra Cesena e Mantova è necessario partire dalla fine, dal post partita. Quando il presidente bianconero Igor Campedelli, insieme con Lorenzo Minotti, Marino Vernocchi e Lorenzo Lelli, ha incontrato nello spogliatoio Fabrizio Castori ed il suo vice Riccardo Bocchini. Ne è nato un confronto a trecentosessanta gradi, schietto, sulla situazione della squadra. E soprattutto sulle scelte appena effettuate dal tecnico bianconero. Tra quelle che meno avevano convinto la dirigenza, e più in generale un po’ tutto lo stadio, la decisione di lasciare Ferretti in tribuna e viceversa di aver portato in panchina ancora il deludente Cortellini, e di aver schierato sulla destra Turati e non Biserni. In effetti sia l’ex bresciano che l’ex veronese sono al momento l’antitesi del calciatore che serve al Cesena: appaiono svogliati, non lottano, non indovinano un passaggio né hanno voglia di inventare qualche giocata degna di nota. Da quella chiacchierata nascerà il Cesena di domani, chiamato ad una volata salvezza ormai ufficialmente iniziata e che vede i bianconeri partite in posizione non certo ottimale. Ma la differenza tra la vecchia e la nuova gestione Castori è tutta qui: il tecnico marchigiano ha ora una dirigenza alle spalle in grado di dar forza alle sue scelte. E Castori può fare ora quello che non è riuscito a fare prima: mettere definitivamente in soffitta chi rema contro. Si è parlato molto, dopo l’esonero di novembre, dei contrasti avuti tra l’allenatore di San Severino ed una parte dello spogliatoio. Allora la dirigenza però era molto più debole, latente, quasi distaccata dalla squadra; ora lo staff messo in piedi da Campedelli è in grado di assicurare un finale diverso.
Da cancellare subito c’è un pareggio che brucia come una sconfitta in finale di Champions League. Sulla sua strada il Cesena ha trovato un Mantova non certo assatanato come l’Ascoli, che ha fatto la sua partita ma senza spingere mai sull’acceleratore, restando addirittura in inferiorità numerica per l’espulsione di Cristante, che anche in questa occasione si era impegnato per regalare una gioia alla tifoseria bianconera. Tutto ciò non è bastato ai padroni di casa per centrare i tre punti: nel secondo tempo le conclusioni nello specchio sono state merce rarissima. Si ricorda un colpo di testa di Djuric e un errore clamoroso di Cardone, sul quale è definitivamente calato il sipario sull’incontro. Dopo tre partite, Modena, Bari ed Ascoli, ricche di sostanza e di punti, il passo indietro è stato evidente. Ora il Cesena dovrà decidere se unirsi al gruppetto di chi lo precede, Avellino, Treviso e Vicenza, e che si giocherà la salvezza fino all’ultima giornata, o a chi lo segue, Spezia e Ravenna, proiettati verso il baratro.