Ogni persona assassinata merita giustizia… Riflessioni sui fatti di Catania

Ogni persona assassinata merita giustizia.

Ogni assassino merita una condanna.

Questo che accada fuori da uno stadio, in un appartamento, per strada o in vacanza. Tutti questi omicidi hanno riempito le pagine di cronaca nell’ultimo periodo in Italia. L’opinione pubblica, e soprattutto i media, si sono però accaniti in maniera particolare contro gli ultras, contro chi ha la passione per una squadra: questo perché il calcio e tutto quanto ruota attorno ad esso provoca sensazionalismo, e dà la possibilità ai benpensanti di poter vomitare tutta la propria rabbia, in maniera per lo più ipocrita contro un mondo che non conoscono affatto. E’ stato detto che gli ultras sono un cancro da estirpare: noi dissentiamo da chi assimila le persone ad una delle più mortali malattie esistenti e ci chiediamo perché la morte di un ispettore di polizia (assolutamente ingiustificata e ingiustificabile) sia “più morte” e degna di rispetto per l’opinione pubblica di una ragazza accoltellata a casa sua da un vicino di casa per un futile motivo come l’abbaiare dei cani.

Ci chiediamo, inoltre, quale sia la logica che permette di giudicare una persona ai cancelli di uno stadio come “arbitrariamente sospetta”, e quindi da allontanare, mentre fra i banchi del nostro parlamento siedono politici condannati in via definitiva, quegli stessi politici che in questo momento giudicano e legiferano contro gli ultras.

La legge non è uguale per tutti e l’Italia, con tutte le sue contraddizioni l’ha sempre ampiamente dimostrato. Proprio per questo ci chiediamo perché nel nostro paese la violenza fuori da uno stadio sia più violenza di altre. La violenza è, senza andarne fieri, parte della nostra società. Si consumano atti di violenza quotidianamente all’interno delle famiglie, atti aberranti che sono solo da condannare, ma che purtroppo esistono e di cui non si parla tanto quanto la famosissima “violenza negli stadi”. Si consumano atti di “violenza parlata” anche all’interno delle trasmissioni televisive piene di benpensanti, e all’interno del nostro governo. La violenza è violenza, la morte è morte, e questo non è un fatto arbitrario e soggettivo.

Noi non crediamo che i biglietti nominali, i tornelli, le telecamere o i ristoranti allo stadio possano cambiare situazioni drammatiche che avvengono, è bene notarlo, per lo più al di fuori dallo stadio. Non crediamo che sia giusto condannare chi accende una torcia per fare una coreografia, ma soprattutto non crediamo che sia giusto allontanare le persone dalla propria passione.